Un vero peccato, guardando a come era iniziato questo percorso, guardando a come la piazza aveva legato con un giovane allenatore che sembrava destinato ad “una storia d’amore” lunga e vincente con l’esigente popolo biancoverde. Parliamo di Michele Pazienza, da tecnico idolatrato al suo arrivo, è diventato, almeno per il momento, decisamente inviso alla piazza.

Un solo punto nelle ultime 2 gare, l’Avellino che non sa approfittare del pareggio della Juve Stabia contro il Brindisi, ed esce dal Viviani di Potenza con un amaro 2-2 che sancisce, di fatto, la crisi. Cocente la delusione per essere stati capaci di ribaltare lo svantaggio iniziale e poi aver subito il pari alla fine.

E non è bastato, anche per ragioni di turn over, lasciare fuori 6/11 della squadra sconfitta in casa contro il Messina.

In un altro momento, per qualsiasi altra formazione, un pari su un campo difficile come quello lucano, complice anche un buon secondo tempo, rispetto a una prima frazione davvero da dimenticare, farebbe vedere il bicchiere mezzo pieno. Non per l’Avellino, con patron D’Agostino che ha speso e investito l’impossibile, con un Direttore Generale che si porta sulle spalle anni e anni di massima, con un organico che ha il dovere di centrare un secondo posto che al momento appare molto complicato da raggiungere. Per una semplice ragione. Avversarie come Picerno e Taranto stanno fisicamente e mentalmente meglio, corrono di più e lotteranno fino alla fine, insieme al Benevento, per finire alle spalle della Juve Stabia.

A proposito di Picerno, se oggi supera il Crotone, potrebbe portarsi addirittura a -4 dalla capolista, così come il Benevento potrebbe scavalcare Avelino e Taranto, relegandoli rispettivamente al quinto e sesto posto, se dovesse superare il Cerignola. Insomma. il discorso primo posto è apertissimo, non certo per i Lupi, con Pazienza che se non dovesse conquistare i 3 punti contro la Casertana, potrebbe chiudere la sua agrodolce avventura in Irpinia.

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