Ora che il PNRR è stato presentato, cosa succederà al Superbonus 110%? In molti ce lo state chiedendo. Fortunatamente, c’è una buona notizia.

Per quanto il super incentivo statale per l’efficientamento energetico abbia creato (e stia creando) non pochi problemi agli addetti ai lavori, per via di procedure burocratiche farraginose e a tratti poco chiare, il Governo ha deciso di prorogare l’aiuto.

Per il Superbonus 110% sono previsti, tra Pnrr e Fondo complementare, oltre 18 miliardi, le stesse risorse stanziate dal precedente governo. “Non c’è alcun taglio” assicura Draghi.

Superbonus, proroga fino a quando?
Per far fronte ai lunghi tempi di ammortamento delle ristrutturazioni degli edifici, ma anche per stimolare il settore edilizio, da anni in crisi profonda, e per raggiungere gli obiettivi ambiziosi di risparmio energetico e di riduzione delle emissioni al 2030 fissati da Bruxelles, nel Piano Nazionale di Ripresa e Resilienza il Governo Draghi ha deciso di estendere la misura del Superbonus 110% introdotta dall’articolo 119 del Decreto Rilancio dal 2021 al 2023.

In particolare, sono due le scadenze da segnarsi sul calendario. Il Superbonus viene prorogato al:

31 dicembre 2022 per gli interventi effettuati dai condomini, a condizione che almeno il 60% dei lavori sia stato effettuato entro il 30 giugno precedente
30 giugno 2023 solo per gli interventi effettuati dagli Istituti Autonomi Case Popolari-IACP, a condizione che almeno il 60% dei lavori sia stato effettuato alla fine del 2022.
Gli investimenti consentiranno la ristrutturazione di circa 50mila edifici l’anno, per una superficie totale di 20 milioni di mq l’anno. Il risparmio energetico previsto permetterà di raggiungere circa 291,0 Ktep/anno, ovvero 0,93 MtonCO2/anno.

Il Superbonus si applica su interventi effettuati su zone comuni, su unità immobiliari funzionalmente indipendenti e unità plurifamiliari con uno o più accessi indipendenti dall’esterno, ma anche su singole unità immobiliari.

Sono inclusi nella misura numerosi interventi, quali soluzioni per l’isolamento, infissi efficienti, sostituzione di sistemi di riscaldamento e condizionamento e installazione di impianti per la generazione di energia rinnovabile.

L’ammissibilità degli interventi resta condizionata ad un miglioramento di almeno due classi energetiche dell’edificio, dimostrabile tramite il confronto con l’attestato di prestazione energetica (APE) prima e dopo l’intervento, equivalente ad un risparmio energetico medio (in relazione ad un consumo medio annuo di energia primaria dell’edificio residenziale) di circa 240 kWh/mq e ad un risparmio minimo atteso (sia energetico che di emissioni) del 30-40%.

Il Superbonus sarà fornito in forma di detrazione fiscale pari al 110% delle spese sostenute, usufruibili in un periodo di 5 anni e disponibili per chi intende effettuare ristrutturazioni energetiche e antisismiche degli edifici residenziali.

La misura prevede inoltre ancora l’uso di strumenti finanziari come la cessione del credito e il pagamento anticipato per agevolare gli ingenti investimenti iniziali.

Obiettivo dichiarato del Governo è anche stimolare le economie locali attraverso la creazione di posti di lavoro nella filiera dell’edilizia e della produzione di beni e servizi per le abitazioni con potenziale impatto sulle categorie deboli colpite dalla pandemia.

Il vero nodo sarà anche quello della semplificazione. Una delle questioni che l’Esecutivo sarà chiamato a risolvere a maggio riguarda la richiesta di imprenditori e professionisti di ottenere la doppia regolarità per gli immobili dal punto di vista urbanistico e catastale. Un cavillo che più di altri innesca rallentamenti e errori.

Ad oggi gli edifici italiani rappresentano più di un terzo dei consumi energetici del Paese e la maggior parte è stata realizzata prima dell’adozione dei criteri per il risparmio energetico e della relativa normativa. Con il programma contenuto nel PNRR ci si attende un risparmio pari a 207 Ktep l’anno di energia finale e 712 KtCO2 l’anno a regime.

Oltre all’obiettivo di risparmio energetico e di prevenzione di rischi sismici, le misure dovrebbero contribuire a dare forte impulso all’economia e all’occupazione del Paese, e alla promozione della resilienza sociale migliorando le condizioni abitative della popolazione e alleviando il problema della povertà energetica.

Per il futuro, intanto, il Governo anticipa che si impegnerà a inserire nel Disegno di Legge di Bilancio per il 2022 una proroga dell’Ecobonus per il 2023, tenendo conto dei dati relativi alla sua applicazione nel 2021, con riguardo agli effetti finanziari, alla natura degli interventi realizzati, al conseguimento degli obiettivi di risparmio energetico e di sicurezza degli edifici.

In programma, nel PNRR, ci sono anche sistemi di teleriscaldamento efficienti, che dovrebbero portare a un risparmio pari almeno a 0,32 Mtep e 0,98 MtCO2 entro il 2026.

Nell’ambito del mix tecnologico che dovrà garantire il conseguimento degli obiettivi ambientali del prossimo decennio nel settore del riscaldamento e raffrescamento, il teleriscaldamento gioca un ruolo fondamentale, si legge nel Piano. Soprattutto per le sue capacità di integrare l’efficienza con l’uso delle fonti rinnovabili, e la delocalizzazione e la riduzione delle emissioni inquinanti in particolare nelle grandi aree urbane, dove il problema è ancora più ampio.

Le risorse del PNRR saranno impiegate per finanziare progetti relativi alla costruzione di nuove reti o all’estensione di reti di teleriscaldamento esistenti, in termini di clienti riforniti, compresi gli impianti per la loro alimentazione. Priorità allo sviluppo del teleriscaldamento efficiente, cioè basato sulla distribuzione di calore generato da fonti rinnovabili, da calore di scarto o cogenerato in impianti ad alto rendimento.

Il target che si pone la misura di investimento è relativo allo sviluppo di 330 km di reti di teleriscaldamento efficiente e alla costruzione di impianti o connessioni per il recupero di calore di scarto per 360 MW, ipotizzando che il 65% delle risorse sia allocato per le reti, con un costo pari a 1,3 milioni a km, e il 35% circa sia dedicato allo sviluppo di nuovi impianti, con un costo di 0,65 milioni a MW.

Il raggiungimento del target, chiarisce Palazzo Chigi, consentirebbe a regime di conseguire benefici di tipo energetico-ambientale pari a 20,0 Ktep annui di energia primaria fossile risparmiata e 0,04 MtCO2 di emissione di gas serra evitati nei settori non ETS ogni anno.

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