Roma News, Kluivert: “Volevo la 11 ma Kolarov mi ha detto di no”

Roma, parla Kluivert

Parla il giocatore della formazione della Roma Kluivert, il quale prova ad analizzare il momento che vive il calcio italiano. Ecco le parole, riprese dal sito ufficiale della Roma:

“Il mio primo ricordo è legato a quando giocavo per l’ASV De Dijk e nella stessa squadra giocavano anche i miei cugini e i miei fratelli. Penso sia la prima cosa che mi ricordo davvero. Ovviamente mi ricordo anche di quando tiravo calci al pallone assieme ai miei fratelli. Mi è sempre piaciuto avere un pallone, ci giocavamo molto. Ovviamente, mio padre era uno dei giocatori a cui mi ispiravo quando ero piccolo – e mi ispiro tuttora a lui. 

Arriviamo, quindi, all’estate del 2018. Quando e come hai deciso di lasciare l’Ajax?
“All’inizio non pensavo davvero ad andare via. Poi sono arrivate alcune offerte interessanti e mi si sono presentate delle opportunità delle quali ho dovuto parlare assieme alla mia famiglia e a chi mi stava vicino. Non è stata una decisione semplice, senza dubbio. Perché avevo giocato per tutta la vita nell’Ajax e lasciare l’Ajax sarebbe stato sicuramente una scelta importante.

Perché la Roma? In parte è stato il club in sé. Avevo visto la Roma raggiungere le semifinali di Champions League la stagione precedente. È davvero un grande club. È un club meraviglioso. Era una grande opportunità per me. Poi pensi anche alla città, una città bellissima, e a quanto sia bello poter vivere in una città del genere. Ho pensato, poi, che alla Roma avrei potuto crescere come calciatore, quindi era una situazione vantaggiosa a prescindere. 

Come valuti la tua prima stagione alla Roma?
“Ho imparato molto. Come ho detto, tutto cambia quando passi dal calcio giovanile a quello professionistico e tutto cambia di nuovo quando arrivi in Serie A. Ho dovuto ambientarmi e le cose non sono andate sempre bene – anche perché la squadra ha avuto qualche difficoltà. Penso non ci fossero le condizioni per sperimentare qualcosa di nuovo con i diversi giocatori, ma questo fa parte delle cose che impari. Ma sono ancora giovane e devo passare anche attraverso momenti negativi per raggiungere gli obiettivi che mi sono prefissato. Questo è quello che penso”.

Sei stato impiegato molto in quasi tutte le partite di questa stagione. Quanto è stato importante per te?
“Penso sia stato molto importante. Pensando allo scorso anno e guardando alla nuova stagione, ho pensato: ‘Ok, questo deve essere il mio anno’. Non posso rimanere in panchina anche in questa stagione, perché non è quello il tipo di giocatore che voglio diventare. Se reagisci in maniera negativa a un momento o a un commento negativo… se non cerchi di fare qualcosa a riguardo, le cose non cambieranno. Ma se provi a cambiare, se pensi ‘Cosa posso fare per cambiare la situazione?’, ci sono più possibilità che tu riesca a cambiare le cose. È quello che cerco di fare sempre”.

Prima della sospensione sembravi aver intrapreso una striscia positiva a livello di continuità e di gol, come quello contro il Gent.
“Sì è vero, stavo facendo bene, dando il mio contributo con gol importanti ed è questo che voglio sempre fare per a squadra. Quando sono arrivato mi sono fissato come obiettivo di segnare in maniera costante, sapevo che avrei dovuto imparare molto e superare degli ostacoli duri. Ho anche subito un infortunio molto fastidioso ma sono tornato più forte e in fiducia”.

Perché sei passato al numero 99?
“Quando sono arrivato qui, ho scelto di giocare con il numero di maglia del mio amico Abdelhak Nouri, a cui penso sempre. Mi sono detto che, sebbene non lo avessi comunicato pubblicamente, avrei giocato con il numero 34 per un anno. Volevo farlo per lui, era un modo per essergli sempre vicino. Poi, questa estate, è arrivato il momento di cambiare. Volevo il numero 11, a dire la verità, ma ce l’ha Aleksandar Kolarov. Gli ho chiesto di darmelo un centinaio di volte, ma non è stato possibile”.

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