Atalanta-Shakthar: tanti rimpianti,ma gli ucraini non hanno vinto per sola fortuna

ATALANTA-SHAKTHAR/ Le gambe tremolanti questa volta centrano poco. La Scala del Calcio e quella musichetta possono aver sicuramente scosso gli animi nerazzurri, ma avendo già fatto scorta in quantità industriali a Zagabria, questa volta le emozioni centrano poco.

Non è stato poi così difficile giocare meglio del disastro di Zagabria, ma era doveroso crederci fino all’ultimo secondo, perché questo Shakthar si poteva battere senza problemi, ma solo a determinate condizioni che però sono mancate puntualmente nei momenti salienti del match.

MALEDETTO/BENEDETTO RIGORE– Come dice la canzone non è mica da questi particolari che si giudica un giocatore, ma l’Atalanta da tempo sembra aver trovato proprio dalla punizione dagli 11 metri un nemico ancor più grande di tutte le squadre affrontate nel triennio delle meraviglie. Questa volta è toccato a Ilicic sbagliare dal dischetto, e purtroppo questo errore si è poi riversato psicologicamente sullo sloveno, non a caso evanescente dopo quell’errore. Dagli errori però si impara in fretta e la Dea in questo è da sempre maestra indiscussa. L’errore che avrebbe permesso ai padroni di casa di trovare il primo gol assoluto nella competzione ha ridato fiducia alla squadra orobica che infatti non appena alzato il ritmo è riuscita a trovare la rete storica dell’1-0 con il solito Zapata. E qui, purtroppo è iniziata un’altra partita decisamente inaspettata per chi manco sapeva alla vigilia in che campionato giocasse lo Shakthar.

SINDROME DELLO SPECCHIO- campioni indiscussi in Ucraina, sì, ma lo Shakthar non è più solo un concentrato di fisicità ed esperienza. Cambiando tre allenatori il risultato non cambia: Lucescu, Fonseca e ora Castro, tre allenatori che hanno avuto sempre le idee chiare in ambito europeo e che hanno fatto del gioco la loro arma in più. Un 4-2-3-1 spericolato all’inizio forse, ma se questo sistema regge da tempo, un motivo ci sarà. Il clan brasilero si trova a meraviglia, e per chi non sapesse che Gomez giochi nell’Atalanta, ieri a tratti Taison sembrava la sua copia sputata in mezzo al campo: tanta corsa, tecnica e leadership.  Un concentrato di tecnica e una filosofia di gioco simile che questa volta però sembra aver stupito tutti, compreso Gasperini.

ALI TARPATE- L’aveva pure detto Castro in conferenza, ma nessuno gli ha voluto credere: “Cercheremo di fare il nostro gioco, ma vogliamo chiudere il gioco sulle ali“. Detto fatto, Hateboer e Castagne si sono ritrovati sempre a rincorrere, doppiati sulle linee di passaggio e costretti di fatto a molti errori tecnici. Non è un caso dunque che poi l’olandese sia uscito dopo 60′, perché senza ali la Dea non è riuscita più a spiccare il volo verso la vittoria, dando campo ai piccoletti ucraini.

DEA BENDATA- La fortuna aiuta gli audaci, anche se in questo caso sembra aver aiutato chi aspetta pazientemente il suo turno. L’Atalanta esce sconfitta da questa sfida beffarda, ma a tratti ha lottato e cercato la vittoria fino all’ultimo, ma ancora una volta la lucidità dei singoli e l’intensità degli avversari si sono rivelate più efficaci del previsto. Un’altra lezione che questa squadra sicuramente avrà assimilato e che già in campionato ripeterà a memoria senza il minimo errore, perché la fortuna si può avere, ma questa Atalanta è capace di crearsela dal nulla.

 

Autore

Cosa ne pensi?