TM24 – Capaldi: “Lo Scouting mette insieme diversi fattori”
In esclusiva per Tuttomercato24.com Antonio Capaldi talent scout .
“Lo scouting non è solo una questione di talento. È un lavoro complesso, continuo, spesso silenzioso, che unisce occhio calcistico, metodo, visione strategica e consapevolezza economica. In una settimana tipo, si alternano trasferte, telefonate, videoanalisi, studio dei dati e dialoghi con dirigenti. Ogni osservazione, ogni valutazione, ha una ricaduta concreta non solo sul campo ma anche sul bilancio. Durante la settimana, ogni scout entra in contatto con decine di figure: tecnici, dirigenti, colleghi. Il confronto è fondamentale. Le informazioni di contorno – dall’atteggiamento in allenamento, alla storia personale, alla gestione del gruppo – completano il quadro. E spesso determinano il vero valore di un profilo. In un’epoca in cui i margini di errore sono minimi, la compatibilità caratteriale ed emotiva è un fattore discriminante, soprattutto quando si parla di giovani calciatori. Lo scouting moderno non può prescindere dall’integrazione tra osservazione diretta e strumenti oggettivi. Ma guai a farsi guidare solo dai numeri: la lettura del contesto resta centrale. Poi ci sono i viaggi. Si va sul campo, per vedere un ragazzo segnalato, o per seguire dal vivo un talento già osservato. Il live è ancora insostituibile. Non solo per confermare qualità tecniche, ma per osservare tutto quello che i numeri non raccontano: lo scout è prima di tutto un lettore di comportamenti. Tutto questo lavoro non ha valore se non viene inserito in un disegno più grande. Perché oggi lo scouting non serve solo a migliorare la rosa, ma a costruire progetti sostenibili. Le società, soprattutto in Serie B, C e D, devono unire competenza tecnica a equilibrio economico. Ogni operazione ha un impatto diretto sul bilancio, ogni giovane scelto può essere un potenziale capitale o un peso. Per questo la selezione è strategica. Per questo servono metodo, coerenza, visione. Non si tratta solo di scoprire il nuovo talento. Si tratta di identificare profili che possano integrarsi nel progetto tecnico, crescere, e magari generare una plusvalenza futura. È una partita che si gioca su più livelli: sportivo, economico, gestionale. Lo scout oggi non lavora per l’immediato, ma per tracciare traiettorie di crescita. E il risultato finale si misura nei bilanci tanto quanto in classifica.Ogni fine settimana ricomincia tutto: stadi, partite, nuovi nomi. E in ogni viaggio, in ogni report, c’è una domanda di fondo che guida il lavoro: non solo “è forte?”, ma “è adatto, è sostenibile, è valorizzabile?”. Perché lo scouting, oggi, non è più solo un lavoro tecnico. È una delle leve più importanti nella costruzione dell’identità – e della salute – di un club.
Secondo un suo giudizio sul format play-off della serie D bisogna cambiare qualcosa?
I play off di Serie D vanno riformati, offrendo la possibilità di salire di categoria al club vincitore. Allo stato attuale, la fase post-season perde valore. È necessario però riformare il regolamento vigente per garantire anche una maggiore attrattività del campionato nella sua fase finale. Il cambiamento della D deve inevitabilmente coinvolgere anche la Serie C, visti e considerati gli avvenimenti recenti.
Cosa ne pensa delle seconde squadre in Serie c?
Per le seconde squadre in Serie C credo che, in presenza di un progetto tecnico importante, possano risultare fondamentali nella progettualità dei club di massima serie. Per i giovani calciatori, confrontarsi in una categoria difficile come la Serie C è sicuramente un momento di grande crescita. Questo tipo di iniziativa all’estero è sviluppato già da qualche anno. Investimenti come questo che contribuiscono allo sviluppo del calcio italiano vanno sicuramente accolti”. Continua a leggere